Preparo il cuore
a tutte le ore
per la pace 
e la felicità.
Finestre nere
che diventano gialle
grazie all'angelo
di nome Cielo.
È nato Gesù
il nostro salvatore
che porta gioia
a tutte le ore.


NdA:
La foto si riferisce ad un lavoro fatto in classe al quale ho incollato questa mia poesia.


Vi ricordate l'avventura delle otto renne di Babbo Natale? Bene, perchè quella diventò una tradizione.
Ripassiamo i nomi delle renne insieme: Fiocco, Schianto, Cometa, Candito, Fulmine, Fiamma, Rudolf, Lampo e Sven, che diventò la renna della Befana. Durante l' avventura di quest'anno Babbo Natale arriverà in ritardo. Ora vediamo come: nei giorni che precedevano il Natale erano tutti molto indaffarati, perchè volevano finire per tempo i lavori, per esempio pulire la slitta. 
Finiti i lavori, si incamminarono verso il bosco, e con loro c’erano anche i folletti. Tutti cercavano l' ispirazione per dei regali in più per i bambini che erano stati bravi. Nella loro avventura trovarono una sequenza di sassi pitturati (la sequenza era: Babbo Natale, albero, fiocco). 

Decisero di seguire i sassi fino a una casa tutta pulita. Le renne curiose vollero bussare alla porta, aprì loro un ragazzo che disse:
 "Entrate! Entrate! Vi darò una tazza di thè" allora tutti entrarono. 
Appena si sedettero sulle poltrone, queste si chiusero a trappola. Il ragazzo disse: 
"Finalmente c' è lo fatta! Dopo tanti anni!! Ah! Ah! Ah! Voi non vi ricordate di me, vero? Bhè, io ero quel bambino di cinque anni a cui voi non avete dato i regali!" 
"Perchè eri stato cattivo!" intervenne Babbo Natale,
"Ma, neanche il carbone, mi avete dato!" disse il ragazzo arrabbiato 
"C' erano troppi bambini poveri, quell' anno!" rispose Babbo Natale. 
Poi il ragazzo disse: "Anche tu, cara Befana, mi avevi portato solamente due dolcetti" 
"C'erano stati molti bambini più bravi di te!" rispose la Befana. 
I folletti che non ci capivano niente dissero: "Babbo Natale, Befana ci spiegate di cosa state parlando?" 
"Ma certo!" risposero Babbo Natale e la Befana e iniziarono a raccontare: 
"Era il 20 di dicembre e mi arrivò l' ultima lettera dove c'era scritto un solo regalo in un romanzo. Il regalo che chiedeva era il naso di Rudolf. 

Poi lessi il nome e c'era scritto Dario Di Marco e controllai la mia lista e vidi che era stato il peggior bambino quell'anno. Allora decisi di non mangiare nemmeno un biscotto di quelli sotto l'albero, che alla fine neanche c'erano, allora fui costretto a non lasciargli alcun regalo sotto l'albero, eccetto una lettera con scritto che non era stato abbastanza bravo e che comunque non sarai riuscito a trovare un naso identico a quello di Rudolf. Gli scrissi anche, che se fossi stato costretto a dargli quello vero Rudolf sarebbe morto" 
"Anche a me arrivò una lettera il 20" intervenne la befana "Era l' unica lettera….di solito non ricevo lettere… ma comunque la lessi e c'era scritto che voleva solamente carbone dolce e monetine al cioccolato nella calza degli Avengers. Mi stupii, ma lessi il nome e c'era scritto Dario Di Marco e andai a vedere nella lista di Babbo Natale, dato che io non avevo una mia lista e vidi che in lista era ultimo! Allora per essere gentile gli diedi una sola moneta ed un solo pezzo di carbone dolce, ma non nella calza degli Avengers! Li misi davanti al camino." 
"Grazie per avercelo spiegato" dissero i folletti a Babbo Natale e alla Befana. 
"Bene, bene che toccante storiella! Ma per me non è andata così! Infatti adesso mi prenderò il mio pacco regalo!" e fece cadere Rudolf dalla rete, poi riprese il suo discorso. Babbo Natale non lo ascoltò e senza farsi sentire disse alla Befana se si ricordava gli incantesimi del "torna indietro", la Befana rispose: 
"Si, alla perfezione!". 
Babbo Natale chiese al ragazzo di lasciar andare la renna, che era essenziale per la slitta, perchè era proprio Rudolf che dava magia alla slitta. 
“Se accetterai, con un incantesimo della Befana noi tutti torneremo indietro nel tempo e tu avrai una seconda possibilità.” Disse Babbo Natale. Il ragazzo disse che ci doveva pensare. Uno dei folletti intanto avvisò che erano le 22:30 e dovevano ancora passare in tutto il mondo a dare i regali. Babbo Natale disse al ragazzo che si doveva sbrigare. Il ragazzo volle farli arrivare in ritardo ma fece una proposta 
"Se io giuro di fare il bravo mi prenderesti come tuo assistente? Dopo tutto sono le 23:00!" 
Babbo Natale non sapeva cosa fare, ma alla fine decise di accettare, e che per quest' anno si potevano permettere di arrivare in ritardo e decise anche che i regali ai bambini piccoli li avrebbe dati mentre facevano il riposino del pomeriggio, ai grandi la sera dopo e così anche per i bambini poveri. Suddivise così i compiti: Babbo Natale avrebbe consegnato i doni ai piccoli, la befana ai grandi e il ragazzo ai poveri. I bambini si spaventarono il 25 mattina, nel trovare nulla sotto l’albero, ma poi si sollevarono quando  i regali comparvero dopo (i piccoli il pomeriggio e i grandi e i poveri il giorno dopo) ma non capirono il perchè.       

C’erano una volta le otto renne di Babbo Natale, conosciamole:
Fiocco, adorava mangiare i fiocchi di neve,  

Schianto, si vantava ed era un pettegolo, Cometa, guardava in aria le stelle ed inciampava spesso, Candito,  gli piaceva mangiare la frutta candita dei panettoni, Fulmine, era il più veloce, Fiamma, perché adorava le luci delle candele, Rudolf, aveva il naso rosso e grosso,  Lampo, un nome da capo, ed infatti è il capo. 

Voi vi chiederete: come fa Babbo Natale a riconoscerle? 
Be’, è molto semplice,; dai medaglioni con incise le loro qualità. 

Ma adesso smettiamo di parlare di renne, inizia la storia. 
Un giorno la Befana andò al Polo Nord per parlare con Babbo Natale,  voleva dirgli che lei voleva consegnare i doni a Natale, e che lui poteva consegnare i dolcetti alla Befana. 

Ma Babbo Natale non era d’accordo, perché voleva consegnare i doni con le sue otto fidate renne, ma anche perché il nome Babbo Natale significa Natale, e Befana significa Befana. 

I due litigarono a lungo e le otto renne erano stufe di sentirli discutere, così si allontanarono nella foresta. 
Come al solito a guidare il gruppo era Lampo, e come chiudi fila c’era Cometa, che avanzava con la testa all’insù. 

Intanto a casa di Babbo Natale stavano ancora litigando, ad un tratto Babbo Natale chiese alla Befana per quale motivo volesse fare il suo lavoro e la Befana rispose: 
“Mi piacciono le renne! Eh ..te ne volevo rubare una!” 
Babbo Natale ancora più arrabbiato disse: “Non le mie renne!! Te ne troveremo una!” 
Camminando, e camminando, Schianto sentì dei rumori. Pensando che si trattasse di un lupo, tornò indietro correndo. Era corsa via non solo perché pensava fosse un lupo, ma anche perché nella foresta si sarebbe sporcata!! 

Intanto il capo Lampo, Fiocco, Cometa, Rudolf, Fulmine, Fiamma, e Candito camminavano. 
Cometa sentì una voce che diceva: “Aiuto!!! Aiuto!!! Liberatemi la zampa!!!” 
Cometa disse: “ Sei tu Schianto?” 
L’animale rispose: “No, io sono la renna Sven. Mi liberate???” 
Cometa disse: “Aspettami, torno subito!” e tornò con il capo Lampo, che non era molto d’accordo sul liberare la renna Sven, e tutto il resto della squadra. 
Tutti insieme tirarono e tirarono, così riuscirono a liberare la renna Sven dai cespugli che l’avevano intrappolata. Scoprirono che anche lei aveva un medaglione, però con scritto il nome. 
Fulmine disse: “Sento una voce! Sembra quella di Babbo Natale” 
Fiamma disse: “E’ vero! La sento anch’io!” 
Poi Sven disse: “Ma ….chi è Babbo Natale?” 
Lampo rispose: “E’ il nostro padrone.” Allora Candito disse: “Andiamo!” 
E Sven domandò: “E io?”  
Cometa rispose: “Ti troveremo un padrone. Adesso andiamo!”. 

Arrivarono alla casa di Babbo Natale, dove trovarono Schianto, che disse: 
“Per fortuna siete salvi! Siete riusciti a salvarvi dal lupo!” 
“Ma che dici!!! Non c’era nessun lupo!” disse Fiocco. 
“Beh, meno male!!!” esclamò Schianto. 

La Befana si precipitò su Sven, e disse a Babbo Natale:  
“Questa renna, posso prenderla? Ti prego!!!” 

La Befana disse: “ Grazie! Grazie! Grazie! A quanto pare si chiama Sven, c’è scritto sul medaglione!” 
Babbo Natale disse: “Io e le mie otto renne dobbiamo andare a distribuire i doni ai bambini” 
La Befana rispose: “Va bene! Ci vediamo dopo”. 
Prima di partire Fiamma disse: “Vi siete divertiti in quest’avventura?” 
Tutti in coro, tranne Schianto, risposero: “Siiiii!!!” 
Ma Schianto disse: “Mah….quale avventura?” 
Fulmine rispose: “Storia lunga!”.  E poi partirono. 

Quando tornarono mangiarono tutti il panettone. Tutt? i scartavano i canditi, tranne Candito che scartava il pane e mangiava i canditi. 





Foglie

Foglie
tutte sparse
sul marciapiede disperse,
un tappeto si alza
magicamente.



Fine Giornata

Tramonto
sul mare
di fine giornata,
io me ne vado
sparendo.



Passo a Passo

Scrittura
piano, piano
che si realizza
tutta agitata, tutta felice
grazie


Tulipani

Tulipani
rossi, gialli
tutti belli colorati,
si alzan nel ciel
splendidamente.



* Petit-onze *

Componimento poetico inventato dai surrealisti di Breton.
Ogni poesia è composta da undici parole:
una per il primo verso, due per il secondo, tre per il terzo, quattro per il quarto e, infine, ancora una per l'ultimo verso.





Cammino nella nebbia,
non vedo e sprofondo.
Corro, salto, lascio impronte,
la sabbia brucia, scotta.
L'acqua calda e limpida
mi fa divertire.
Cammino, cammino
e arrivo a destinazione,
felice di aver fatto
la mia prima camminata
sulla sabbia bollente.

Ringraziamenti:
Mi ha aiutato la mia cara maestra ed è dedicata al cammino sulla sabbia.


C'era una volta un pinguino di nome Tito, che aveva tanto freddo. La madre di questo pinguino pensava avesse i brividi, perciò gli dava un sacco di coperte ma lui continuava ad avere freddo.

Allora pensò che fosse un pinguino freddoloso e gli disse:
- "Tu non devi vivere qui con noi! Devi andare a vivere al mare, perchè sei un pinguino freddoloso. Ti darò una barca e tu partirai. Ti guiderà la balena Adelaide. Ora va!"

La mamma gli diede una barca e chiamò la balena Adelaide.
Il pinguino si allontanava sempre di più e la madre da lontano gli diceva:
- "La strada sarà lunga, sarà di quattro giorni! E la notte dovrai trovare riparo".

Lo ripeteva sempre dopo il sì del figlio. Ma il figlio si allontanava sempre di più e non le rispondeva.
Quando poi si fece notte il pinguino trovò riparo, mentre la balena era lì, sulla superficie del mare a dormire.

La mattina seguente si rimisero in cammino. Ma dopo un pò arrivò la madre di Adelaide che le disse:
- "Adelaide, devi venire con me! Tuo padre sta male, su forza andiamo!"
- "Ma devo aiutare il mio amico Tito!"
- "Lo aiuterai un'altra volta, ora andiamo!" disse la mamma di Adelaide e se ne andarono lasciando il pinguino da solo.

Lungo la strada incontrò una foca, la foca disse:
- "Ma cosa vedo? Un pinguino verso la strada che porta al mare! Buongiorno pinguino perchè è da queste parti?"

- "Devo andare al mare, perché sono un pinguino freddoloso".

La foca si mise a ridere:
- "Un pinguino freddoloso! Ah, ah, ah! Che ridere! Comunque ti aiuterò! Ma domani all'alba ti lascerò perché ci avvicineremo sempre di più al mare e io inizierò ad avere caldo, capito?"
- "Si, capito" disse il pinguino e partirono.
Erano in cammino e al pinguino Tito venne in mente di chiedere alla foca come si chiamava e quindi glielo chiese e lei rispose che si chiamava Masha e ovviamente Masha chiese a lui come si chiamava, lui rispose: "Tito, mi chiamo Tito". Ora che si erano presentati iniziarono a parlare da veri amici.
 La mattina seguente come previsto la foca se ne andò.

Il pinguino riprese il cammino e trovò subito degli ottimi amici: due delfini. Si presentarono immediatamente, il pinguino disse:
- "Io mi chiamo Tito e voi?"

- "Noi siamo i delfini Bibbils e Babbols, ti possiamo accompagnare ovunque tu voglia, tranne Polo Nord e Polo Sud"

- "Bene, io arrivo dal Polo Sud, ma devo andare al mare perché sono un pinguino freddoloso"

- "Bene allora ti accompagneremo noi due giorni di viaggio e arriveremo. Partiamo!"
Partirono. Dopo due giorni di viaggio arrivarono a destinazione.
La mamma del pinguino aveva ragione, quattro giorni di viaggio son tanti.
Al mare c'era tanto sole e il pinguino stava benissimo.

I familiari del pinguino sentivano la sua mancanza, allora ogni mese andavano a salutarlo. Gli dicevano ciao, lo abbracciavano e immediatamente se ne andavano perché per loro faceva troppo caldo.

    Fine.


Cammino nella vita degli anni
e cerco lo smeraldo,
la strada è lunga
e ci sono vari muri,
ma con difficoltà raggiungo la meta.
Sono arrivata al futuro
che ora è presente,
son felice e viaggio a lungo,
imparo nuove lingue
per fare la scrittrice.

Ringraziamenti:                        
Mi ha aiutato la maestra più brava del mondo: la mia, ed è dedicata al mio percorso!

C'era una volta una cicogna di nome Luci che volava, volava e volava in cerca di amici. 
Un giorno vide un albero spezzato e si posò lì.
Mentre si riposava vide una cucula allora pensò: "Magari diventerà mia amica, vado a parlarle", allora andò a parlare con la cucula. Andò dalla cucula e le chiese: "Vuoi diventare mia amica?" la cucula non rispose, allora richiese ma la cucula non rispose un'altra volta, allora richiese, richiese, richiese ma di nuovo la cucula non rispose. Allora si ripose sull'albero spezzato. All'improvviso la cucula si girò e parlò  velocissimo, disse: "Ciao, ciao, scusa, scusa, sono la cucula Dar"
 "Io sono la cicogna Luci e comunque non importa" rispose la cicogna 
"Volevo solo chiederti se volevi diventare mia amica"
"Ma certo che vorrei diventare tua amica, però facciamo un patto, visto che io stavo cercando un nido per mettere questo uovo, se vuoi diventare mia amica, posso mettere questo uovo nel tuo nido?"
La cicogna non voleva un uovo in più nel suo nido, ne aveva già tre , ma per diventare amica della cucula disse di si.
Allora, cicogna e cucula volarono verso il nido, con l'uovo della cucula. Arrivarono al nido della cicogna, posarono l'uovo della cucula e la cicogna Luci disse al marito che lui doveva covare le uova, compreso quello della cucula, per quest’ultimo giorno , perché lei doveva andare a svolazzare con la sua nuova amica.
Mentre svolazzavano, Dar spiegò a Luci cosa succedeva quando il piccolo di cuculo schiude l'uovo. 
Saputo tutto la cicogna disse: "No!! Devo far schiudere prima le mie tre uova! Andiamo!!!" e andarono il più velocemente possibile al nido della cicogna. Arrivate al nido della cicogna, Luci cercò di far schiudere almeno un uovo, mentre Dar spiegò tutto al marito della cicogna. Il marito saputo tutto aiutò sua moglie a far schiudere prima le loro uova e visto che Dar si sentiva in colpa li aiutò, così avevano un uovo a testa, da far schiudere. Finito si posarono sul nido a riposare.
Fecero in tempo! Quando si posarono sul nido contemporaneamente il cuculo, ruppe l'uovo! Il cuculo divenne amico dei tre cicognini. 
La cicogna insegnò alla cucula a covare. La cucula imparò velocemente a covare! Così di generazione in generazione le cucule sanno covare.

Ringraziamenti:
Questa storia l'ho scritta tanto tempo fa quando a scuola abbiamo studiato gli uccelli. In un esercizio abbiamo fatto le ombre cinesi degli uccelli e da lì mi è venuta l'ispirazione.


In uno paesello
nel cielo lassù,
c' era un castello
dipinto di blu.
Era circondato dal ghiaccio
con qualche fiorellino,
c'era un crepaccio
ma anche un bel giardino.
Là c'era tanta fretta
e regnava un re gentile,
si andava in bicicletta
ma solo ad aprile.
In mezzo alle viole
e alle margherite,
i bambini del re facevano capriole
e anche varie partite.
In mezzo al vento
che lascia una traccia
arriva un tartarughino lento
che deve stare attento alla faccia.
I bambini del re vedono sul tetto
un vecchio secchio
che spara un getto,
l' acqua mi riempe l' orecchio.

Ringraziamenti:
Mi ha aiutato l' insegnante
del dopo scuola: Ilaria.



Io danzo felice
con la mia animatrice,
si chiama Laura
e ha sempre paura.
La danza però non la fa spaventare
ma bene danzare,
prendiamo i complimenti
e niente fermenti.
Faccio con grazia un inchino
insieme al mio ballerino,
poi si inginocchia e mi bacia la mano,
con grazia come un sultano!

Ringraziamenti:
Mi ha aiutato la mia cara mamma,
e mi sono ispirata alle vacanze trascorse al villaggio
dove sono  andata in vacanza e dove ho ballato su
un palco davanti al pubblico.
C' era una volta una mamma disperata, perché aveva quattro figli, due maschi e due femmine, che volevano quattro costumi di Halloween diversi. I quattro bambini si chiamavano: Zamhira, piagnucolona e dura di comprendonio; Margherita mammona e spiona; Giovanni timido e svelto;
Luca, avaro e spavaldo. Avevano tutti e quattro 9 anni. Zamhira voleva il costume da principessa sanguinante, Margherita da strega, Giovanni da lupo mannaro e Luca da fantasma. La mamma non poteva farci niente e quindi compró i quattro costumi. La sera di Halloween arrivò e Zamhira, Margherita, Giovanni e Luca andarono a fare dolcetto o scherzetto. Zamhira aveva il cestino con una faccia sanguinante, Margherita un cestino con una faccia da strega, Giovanni un cestino nero con pelo da lupo e che quando ci si mettevano dentro le caramelle ululava, e Luca un cestino bianco con occhi e bocca neri.
Prima di uscire avevano fatto un patto: chi avrebbe avuto più caramelle, avrebbe potuto andare al cinema con papà o mamma. Chi ne aveva di meno avrebbe dovuto riordinare la cameretta per due giorni consecutivi senza dormire. In quella sera di Halloween avevano spaventato molta gente , compresi i loro nonni, ma anche loro erano stati spaventati da alcuni bambini. Arrivati a casa, contarono le caramelle, ne aveva di più Giovanni, invece quella che ne aveva di meno era Zamhira. A Giovanni non piaceva andare al cinema e a Zamhira non piaceva riordinare, così decisero di contare fra Margherita e Luca. Luca ne aveva di più e quindi secondo la scommessa doveva andare al cinema e Margherita doveva riordinare per due giorni di seguito. Non andava bene neanche a loro, quindi decisero di annullare la scommessa e di andare tutti al cinema.
Presa questa decisione, misero a posto i vestiti e andarono a dormire. Avevano lasciato il mobile socchiuso con accanto la bacchetta rubata al papà. Il papà era un bravissimo mago. La bacchetta aveva il potere di dare vita agli oggetti che colpiva, alcuni oggetti non erano pericolosi ma altri si. Quando la bacchetta, che era in funzione, colpì i costumi, questi presero vita e iniziarono a fare rumore. I bambini si svegliarono. Subito Giovanni scese dal letto e corse nella camera dei genitori. Margherita, invece, da vera mammona si mise a urlare: "Mamma!" e si fece sentire dai costumi. Principessa sanguinante, Lupo mannaro e Fantasma andarono verso di lei, mentre la Strega cercava di proteggerla. La Strega si sentiva in debito con Margherita perché l'aveva liberata dalla "galera" (il negozio dove erano stati acquistati)  e così era per gli altri. 
Quando arrivò Giovanni con i genitori, i costumi non lo videro, ma,  invece, videro i genitori e cercarono di prenderli, ma i bambini si misero davanti e li pregarono di non mangiare i lori genitori.
Visto che ogni costume voleva bene al suo bambino li ascoltarono. I genitori se ne andarono a dormire e dissero ai loro figli di indagare e di riferire la mattina dopo. Allora i bambini chiesero ai loro costumi come avevano fatto a prendere vita, i costumi risposero che era stata la bacchetta. I bambini un po' spaventati si rimisero a dormire. I costumi senza farsi sentire presero la bacchetta, le chiavi e uscirono di casa. Andarono in giro per la città a dare vita a tutti i costumi. I costumi, presa vita, grazie alla bacchetta, prendevano le chiavi e uscivano per la strada. 
Arrivata la mattina i costumi si smaterializzarono. I bambini di tutte le case si chiedevano dov'erano i loro costumi compresi Zamhira, Margherita, Giovanni e Luca.
I bambini scesero e andarono a mangiare e subito i genitori chiesero loro cosa era stato a dare vita ai costumi, i bambini risposero che era stata la bacchetta, ma li informarono anche che i costumi erano scomparsi. Il loro papà  chiese loro perchè la bacchetta era nella loro camera e i bambini gli risposero che l' avevano rubata per fargli uno scherzo. La mamma preoccupata per i costumi, per i quali aveva speso molto, chiese a tutti dove potevano essere finiti, i bambini dissero che prima di addormentarsi del tutto avevano sentito vari rumori, Zamhira disse: 
"Ho sentito un rumore vicino, ma lontano allo stesso tempo." 
Intervenne Margherita: 
" Io, invece, ho sentito rumore di passi." 
"E io..." - disse Giovanni - "...ho sentito rumore di... chiavi!" 
" Si ma io... ho sentito rumore della... porta! Si..., proprio della porta" disse Luca. 
Allora la mamma disse che con semplici ragionamenti secondo lei erano stati i costumi a prendere la bacchetta e le chiavi, erano probabilmente usciti per la strada, per poi smaterializzarsi con la luce del mattino.
Il papà, ancora un po' arrabbiato per la bacchetta, disse che ora si doveva solo pensare alla colazione e alla scuola e al lavoro; disse anche che aveva un piano e li avrebbe informati prima di agire, la sera. I bambini erano eccitati e volevano dire tutto in classe ai compagni, ma la mamma li pregò di non spifferare nulla. Arrivati a scuola cercarono di non dire niente, ma a mensa Zamhira vuotò il sacco con la sua migliore amica. Subito la migliore amica di Zamhira lo disse al suo fidanzato, che lo disse al suo migliore amico, che lo disse alla sua fidanzata e così via, finché  la notizia non arrivò a Giovanni, che subito chiese a Margherita e poi a Luca se erano stati loro. Appurato che non erano stati loro, tutti e tre arrabbiati andarono da Zamhira. 
Zamhira si giustificò dicendo che non aveva resistito, allora i fratelli dissero che potevano ancora rimediare, ma che lei, per penitenza avrebbe dovuto riordinare per due giorni di seguito senza dormire.
Trovarono un rimedio prima che la maestra lo sapesse, dissero che era uno scherzo di Halloween e tutti ci credettero e non dissero niente alla maestra. Era stata una lunga giornata e ora bisognava ritrasformare i costumi. Come previsto appena si fece notte i costumi ricomparvero arrabbiati fra di loro e con i loro padroni. Quando arrivarono i bambini e i loro genitori (avevano gli auricolari) i costumi cercarono di uccidere i loro padroni con la bacchetta, mentre i bambini cercavano di recuperarla, come aveva detto il loro papà. 
Zamhira doveva combattere contro la principessa sanguinante, Margherita contro la strega, Giovanni contro il lupo mannaro e Luca contro il fantasma. 
Poi il papà disse: "Il piano è cambiato! Cercate di non far loro del male, così vi ascolteranno! Spero!"
I bambini provarono a mettere in atto il piano suggerito dal papà, stava funzionando ma ora il problema era cercare di farsi ascoltare. Ma alla mamma venne in mente che se loro (i genitori) si fossero fatti notare e poi i bambini si fossero parati davanti, i costumi avrebbero detto di togliersi e a quel punto loro avrebbero dovuto chiedere la bacchetta in cambio.
Una volta recuperata la bacchetta, dovevano passarla al papà che li avrebbe ritrasformati in normalissimi costumi. Ascoltarono il piano della mamma, però per prima cosa dovevano agire i loro genitori.
Agirono e poi toccò ai bambini, dopo i bambini toccò al papà ritrasformare i costumi con la vita, in semplici costumi di Halloween.
Quando sorse il sole, loro erano in mezzo alla strada e non avevano ancora dormito. Erano stati molto felici di quei due giorni, ma erano anche tristi perché non poteva succedere ogni anno. 
Ma la mamma disse che avrebbe comprato un diario segreto a tutti e quattro, così avrebbero potuto scrivere i loro segreti, compreso questo.
I bambini felici andarono a casa trotterellando, ma poi il papà disse di correre perchè c'era la scuola.
Per loro la guerra era finita ma i costumi trasformati dai loro costumi non si erano fatti vedere e ora COSA SUCCEDERA'?

                         Fine.

Ringraziamenti: essendo la mia prima storia pubblicata su questo blog ringrazio tutti quelli che la leggeranno e vi prego diffondete la conoscenza ai vostri parenti e amici !